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Per i giuristi il biotestamento stravolge il ruolo del medico

Secondo il Centro studi Livatino la nuova legge lo fa diventare un nemico del paziente

La legge sul biotestamento stravolge il ruolo del medico e lo trasforma in un nemico del paziente. Lo sostiene il Centro Studi Livatino, formato da magistrati, docenti universitari, avvocati e notai, che sul tema ha già inviato un appello sottoscritto da 250 giuristi a deputati e senatori. Sono dieci i punti presi in esame da un documento reso noto oggi dal centro studi, secondo cui le nuove norme avranno gravi ricadute sull'esercizio della professione medica.

La legge, si sostiene nel documento, introduce il principio della disponibilità della vita umana contro quello, scritto in Costituzione e derivante da secoli di civiltà giuridica, della sua indisponibilità. Il medico diventa un soggetto pericoloso perché potenzialmente lesivo della libertà del malato. La sostituzione del consenso informato al principio di beneficialità. Il costante affiancamento di un avvocato al medico,che si trasforma da garante della salute del paziente in un soggetto ossessionato dalla dettagliata informazione del malato, dalla verifica della comprensione di costui, dalle modalità di esplicitazione del consenso.

Secondo il centro studi Livatino la legge inoltre impone al medico di commettere reati e/o illeciti civili. Da cui il rischio per il medico di denuncia penale e/o di azione civile di danno, soprattutto nei casi in cui le DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento) sono redatte in epoca remota e nuove terapie aggrediscono con successo patologie in passato non guaribili. "La costrizione, per il medico, a sospendere idratazione e alimentazione, se assistite, accompagnando inevitabilmente tale sospensione con trattamenti di sedazione profonda, atti in ciò coincidenti con l'eutanasia". Da cui l'obbligo di attuare disposizioni eutanasiche senza che sia riconosciuta l'obiezione di coscienza e con estensione anche alle strutture sanitarie non statali. Infine, dunque, la legge introduce, secondo il centro studi "la tacita abrogazione del codice deontologico medico".

Commenti

Paolo Sacco | 11/04/2017 13:39

È assurdo che si debba essere schiavi di religioni e credenze che ci siamo inventati per non credere alla morte definitiva senza possibilità di risorgere. Paolo

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Vincenzo Dinolfo | 11/04/2017 08:21

Voglio soltanto dire che, sull'argomento, non  ho minimamente certezze , e questo lo dico da laico irriducibile ( quasi anticlericale, per lo meno agnostico). Su questo come altri argomenti vorrei ci fosse la consapevolezza che non esistono solo le categorie dei cattolici e degli atei, ma che, su molti valori, si puÃ² ragionare anche partendo da altri punti di vista!

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Alessandro Brollo | 10/04/2017 17:43

Visitando la pagina del Centro Studi mi pare di aver capito che è fortemente orientato in senso confessionale. Forse sarebbe stato il caso di farne un accenno esplicito nell'articolo.

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Rosanna Zanini Einaudi | 10/04/2017 09:02

È  assurdo pensare che perché in piena salute il paziente abbia scritto o detto qualcosa poi non sia possibile un suo ripensamento in caso di pericolo!Io credo che il medico dovrebbe pensare anche a questo, non che quanto detto in salute sua valido anche nella malattia!In stato di salute non si pensano a tante cose che invece diventano primarie in stato di malattia, come per esempio l'attaccamento alla vita, il bisogno di sopravvivenza, il comprendere che esistono livelli superiori di valori che non contempliamo quando stiamo bene.La nostra importanza per gli altri...Che lo stare bene non è  né un valore assoluto né un valore esclusivo per poter rimanere in vita.Ma il dono che ci dà la malattia è  proprio il riconoscimento di altri valore che questa cultura del benessere ci aveva nascosti, cioè il valore dell'amore e della fede che ci fa penetrare in una dimensione più intima e più vera in cui la sofferenza ha un perché che ci apre nuove vie di conoscenzè. E il medico nel vero senso della parola è  colui che fa da mediatore tra la sofferenza e la nuova capacità di sentire nella sofferenza Se così non fosse anche perdere l'uso delle gambe dovrebbe portare all'eutanasia visto il tipo di società in cui l'efficienza e il denaro sono gli unici dei esistenti!!!!

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Rosanna Zanini Einaudi | 10/04/2017 08:44

Assolutamente d'accordo!Ho sempre detto che oltre alla due figure medico e chirurgo qui si delinea una terza figura quella del medico boia.Che già esiste sia nel campo della condanna a morte on America e negli altri stati sua nel campo delle torture  sia begli aborti legalizzato e ora anche nella eutanasia!!!Il giuramento di Ippocrate è  stato abituato persino dall'Ordine dei Medici che non ne vede più la necessità avendo egli scritto non procure mai aborto ne morte!Dato che io mi sono laureata con quel giuramento se nel caso dovrò togliermi dall' Ordine dei... Boia!

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